Fu un ricco municipio romano dove le attività principali erano il commercio che si svolgeva tra la costa del Tirreno e la valle del Tevere, l’agricoltura, l’allevamento, nonché l’estrazione e lavorazione di tufo e peperino. Importante era la lavorazione e il commercio del ferro che era facile da reperire in granquantità e soprattutto in superficie, su gran parte del territorio circostante.
In età repubblicana, era sviluppata lungo il decumano massimo della via Ferentiensis, con una disposizione urbanistica ortogonale a cardi e decumani. Nel Liber coloniarum e in un passo dei Gromatici veteres risalente al 123 a.C. si trova la prima menzione della città, in riferimento alla deduzione una colonia o forse alla spartizione alcuni terreni demaniali. Dopo la guerra sociale, nel I secolo a.C., divenne municipium.
Nella prima età imperiale, Ferento raggiunse il suo massimo splendore: infatti risale a questo periodo la costruzione dei più importanti edifici pubblici, come il teatro, il foro (non ancora scavato), le terme, l’anfiteatro (a nord-est rispetto all’abitato), una fontana contornata da numerose statue e l’augusteo. Lo splendore proseguì anche nel secolo successivo e fu definita “civitas splendidissima“, come è scritto in un’epigrafe marmo rinvenuta nei pressi della città.
Tra gli abitanti Ferento, spiccano alcuni nomi illustri, tra cui Salvio Otone, imperatore per pochi mesi nel 69, e Flavia Domitilla Maggiore, moglie dell’imperatore Vespasiano e madre di Tito e Domiziano.
Dal III secolo le notizie su Ferento si fanno più rare. Dal Liber pontificalis si evince che in quel periodo in città si praticava il culto per sant’Eutizio, morto nei pressi di Soriano nel Cimino durante le persecuzioni messe in atto dall’imperatore Aureliano nel 269. La città viene citata nel IV secolo all’epoca dell’imperatore Costantino, e altre menzioni sono sotto i papi Silvestro (314-355) e Damaso (366-384), nei Tituli constituiti.
Fino alla metà del VII secolo Ferento è stata una diocesi, cui il primo vescovo dovrebbe essere stato san Dionisio nel III secolo. Informazioni più precise si hanno invece dei vescovi Massimino nel 487, Bonifacio (probabilmente 519-530), Redento (567-568), Marziano (595-601) e Bonito (649).
Nel 1169 Ferento era in guerra con Viterbo , e nel 1170 la città fu invasa e bruciata. I superstiti prestarono giuramento fedeltà a Viterbo nel 1171 , ma alla fine dello stesso anno si ribellarono. La città viene nuovamente invasa il 1 gennaio 1172 nella notte , nel silenzio, poi è una nuova strage: solo alcune famiglie nobili vengono risparmiate e condotte a Viterbo; alcuni abitanti riescono a lasciare la città per rifugiarsi in campagna,
Lungo il percorso, trovarono riparo in alcune grotte origine etrusca, presso le quali si stabilirono definitivamente, usandole come abitazioni, dando così origine a Grotte Santo Stefano.
Notevole, invece, è il colpo d’occhio sul monumento più importante e ben conservato di Ferento, ovvero, il Teatro. Il Teatro Ferento, così come lo vediamo oggi, fu realizzato nel I secolo d.C., nell’area nord-orientale del nucleo abitato. Attualmente viene utilizzato per alcune importanti manifestazioni che si svolgono soprattutto nel periodo estivo. Ai limiti dell’area archeologica si trovano, inoltre, interessanti resti necropoli etrusche e sepolcreti fattura romana. Uno questi ultimi appartenne alla famiglia dell’imperatore Otone.